Due mesi fa scrivevo del mio ultimo giorno di lavoro. Avrei poi cominciato i miei due mesi di vacanza.
Siamo a fine agosto ed oggi è il mio ultimo giorno di vacanza ed il mio ultimo ma proprio ultimo giorno come dipendente dell'agenzia forestale svedese. Chiudo un rapporto lavorativo che, se solo avessi voluto, sarebbe durato fino al giorno del pensionamento, dal momento che ho un contratto a tempo indeterminato.
Mercoledi ho avuto la mia ultima, ma proprio ultima, riunione con il capo. È una prassi, si fa la chiaccherata finale, si fa un punto su tutto quello che è stato e si discutono i motivi e le cause per cui uno lascia un lavoro sicuro. Cosa è che è andato storto?
C'è uno "schema" da seguire, si può naturalmente parlare liberamente ma si deve rispondere ad alcune domande prefissate, le stesse domande a tutti in modo che il datore di lavoro possa farsi un'idea. La verità è che al datore di lavoro non gliene frega niente, lo fa per il solito obiettivo di far sembrare tutto corretto, la solita cosa, la facciata perfetta di cui la Svezia è famosa.
Ho ricevuto come commento il fatto che la maggior parte delle persone resta, sono ben pochi quelli che lasciano un posto sicuro soprattutto senza averne un altro già "pronto". Ho risposto che una scelta del genere non dice niente del datore di lavoro ma molto della persona che resta. Durante questi anni ho ascoltato in molte occasioni le lamentele e critiche dei colleghi e quando ho chiesto più volte "perché non cambi lavoro?" le risposte hanno rivelato la paura di non trovarne un altro, oppure ragioni economiche, familiari, comodità , poca fantasia, mancanza di coraggio o perché uno non crede nelle proprie forze e nella possibilità di poter cambiare vita e le cose che non piacciono. Questo non vuol dire che uno resta perché il posto di lavoro è un buon posto o perché uno si trova bene. Spesso si resta intrappolati semplicemente perché non si vedono altre strade o possibilità di riuscita.
Questo gli ho detto, mi ha dato ragione.
Questo gli ho detto, mi ha dato ragione.
Di solito alla chiusura del rapporto lavorativo si fa una festa di "addio". Avevano cercato di organizzarla a sorpresa prima che partissi per Maiorca, perché avevano capito che io in Svezia non sarei tornata :-). Ero venuta a saperlo per sbaglio. Ero seduta con un mio collega al suo computer per aiutarlo ed era arrivato un avviso di mail con il titolo festa per Oriana. Ero saltata sulla sedia e chiesto al collega cosa diavolo stessero facendo, ero poi corsa dal capo e detto che io una festa di addio non la volevo. Non mi ero licenziata e avevo più di un anno di lavoro da fare da Maiorca, lui aveva risposto "crediamo che non tornerai" aveva capito bene "abbiamo già raccolto i soldi", gli dissi che non me ne fregava niente, i soldi potevano restituirli ad ognuno o darli in beneficienza che io di un regalo e di una festa falsa che si fa solo per la facciata non ne volevo sapere niente. Che cavolo c'era da festeggiare?? "Per ringraziare per il lavoro fatto". Io me ne frego dei ringraziamenti, ho fatto il mio lavoro perché pagata, se l'avessi fatto come volontario allora avrei potuto capire che mi si voleva ringraziare ma io ho fatto il mio dovere in cambio di denaro, niente di più. Non ho bisogno di riconoscimenti e ringraziamenti tanto meno da alcuni colleghi che ritengo essere stati dei veri stronzi!
La festa venne annullata e io partii per Maiorca decisa a non tornare :-).
La nostra chiaccherata due giorni fa si è conclusa con la constatazione che tutte le cose dette erano solo una ripetizione di tutto quello che già avevo detto più volte in diverse occasioni ed ogni anno quando per regolamento si deve avere la riunione con il capo per valutare il lavoro fatto, quello che si deve fare e discutere eventuali problemi. Sapeva come la pensavo, mi ha dato ragione su tutti i punti per quanto riguarda il datore di lavoro e quando gli ho detto che altri 20 anni (e forse più dal momento che ogni tot di anni alzano l'età pensionabile) a lavorare per l'agenzia forestale svedese proprio non mi ci vedevo e che non potevo buttare via la mia vita in quel modo, ha detto che sì, non mi ci vedeva neanche lui. L'ha detto in modo positivo verso la mia persona, questo tipo di datore di lavoro non avrebbe potuto offrirmi niente di cui sarei potuta essere soddisfatta.
Ha ammirato il mio coraggio nel cambiare le situazioni che non mi piacciono, anche quando comportano cambiamenti così grandi come quelli che più volte ho affrontato o per progetti di vita in cui credo, come quando lasciai l'Italia, per amore. Mi ha ringraziato per la professionalità , l'onestà e la sincerità che ho messo nel mio rapporto lavorativo malgrato fosse diventato sempre più pesante. Ha avuto solo parole gentili e io non ho detto niente né pensato niente. Abbiamo chiuso la telefonata così.
Siamo ancora in piena estate e credo saranno ancora molti i giorni di nuoto in mare senza muta, fortuna che non devo lavorare :-). Oggi 1700 m di nuoto! |